domenica 21 agosto 2011

La “canzone di Bacco ed Arianna”

Deve essere immaginata come commento di un carro allegorico: la donna, abbandonata da Teseo e lasciata sofferente, ha saputo ritrovare nell’amore la gioia che tutti noi dobbiamo pretendere dalla vita.

Quest’è Bacco ed Arianna, belli, e l’un de l’altro ardenti: perché ’l tempo fugge e inganna, sempre insieme stan contenti.

Rispetto alla folla di ninfe e satiri e alle loro danze amorose, Sileno e Mida rappresentano due figure eccentriche, l’uno perché ha ormai fatto i suoi tempi (ed è l’incarnazione del tempo che passa e che non è rimpianto se è stato ben vissuto), l’altro perché, nella sua avidità, non riesce a godere delle gioie del denaro tutto teso ad accumulare ancora e sempre. Così questa canzone, attraverso un sapiente uso di allegorie, testimonia la coerenza delle scelte già prima della morale sentenziosa che chiude la canzone.

(...) Ciascun apra ben gli orecchi, di doman nessun si paschi; oggi siàn, giovani e vecchi, lieti ognun, femmine e maschi;
ogni tristo pensier caschi: facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza. Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore! Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore!
Ciò ch’a esser convien sia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c’è certezza (...).

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